Overblog
Edit post Segui questo blog Administration + Create my blog
22 luglio 2011 5 22 /07 /luglio /2011 15:04

Nell’anno delle celebrazioni per il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia, viene riproposto il celeberrimo Inno nazionale di Mameli. In pochissimi ricordano il musicista, anch’egli patriota, che lo compose. Ricordare il Maestro Michele Novaro è la giusta riconoscenza a colui che musicò il testo scritto dal suo amico Goffredo Mameli.

Michele Novaro nacque il 23 ottobre 1818 a Genova, dove studiò composizione e canto.

Nel 1847, ottenuto un contratto di secondo tenore e maestro di cori, si trasferisce a Torino, dividendosi nel lavoro fra il Teatro Regio e quello di Carignano.

Mosso da profonde convinzioni liberali, il Novaro offrì alla causa dell'indipendenza il suo talento compositivo, musicando decine di canti patriottici ed organizzando spettacoli per la raccolta di fondi destinati alle imprese garibaldine.

Malgrado il successo riscosso dal suo inno più famoso (che sarebbe divenuto nel 1946 l’inno nazionale), Novaro non ne trasse alcun vantaggio, neanche dopo l'Unità.

Tornato a Genova, fra il 1864 e il 1865 fondò una Scuola Corale Popolare, alla quale avrebbe dedicò tutto il suo impegno, fino al resto dei suoi giorni.

Morì il 21 ottobre 1885, ridotto in povertà a causa di difficoltà finanziarie e con problemi di salute. Per iniziativa dei suoi ex allievi, gli venne eretto un monumento nel cimitero di Staglieno.

Le sue spoglie oggi riposano vicino alla tomba di Mazzini.

La testimonianza

Secondo quanto narrato da Carlo Alberto Barrili biografo ed amico di Mameli, la storia dell’Inno prese vita in una sera di metà settembre del 1848 a Torino.

Michele Novaro era ospite in casa del patriota Lorenzo Valerio e nel corso della serata si alternavano discorsi politici ad intonazioni di canti patriottici. Nel bel mezzo della serata giunse anche il pittore genovese Ulisse Borzino che, avvicinandosi al Novaro, gli pose un foglietto dicendogli: “Tieni, te lo manda Goffredo”.

Il Novaro lesse i versi di quel foglietto scritto dal suo amico poeta e patriota Goffredo Mameli. Non riuscì a trattenere le lacrime e, dopo averli letti dinanzi a tutti i presenti suscitando il loro entusiasmo, corse a casa.

Si gettò sul pianoforte ed iniziò a buttar giù le note con il quale accompagnare quei meravigliosi versi: “Fratelli d’Italia…l’Italia s’è desta…dell’elmo di Scipio s’è cinta la testa….”.

Così era nato il Canto degli Italiani.

Fratelli d'Italia
Condividi post
Repost0

commenti